Abstract
In questo articolo si vogliono discutere i processi di falsificazione messi in atto in Sardegna dallo sviluppo del comparto turistico che pretende di offrire intatto ciò che in realtà più contribuisce ad intaccare, cioè la vita tradizionale. In particolare è in ambito gastronomico che la Sardegna agli occhi dei più sembrerebbe aver conservato pratiche culinarie spontanee, impiego di materie prime originali e autoctone, sistemi di lavorazione immutati. Il rapporto che si è instaurato oggi tra turismo e cucina locale indubbiamente favorisce la conoscenza dei prodotti tipici e locali, tuttavia, non è inconsueto che lo stesso turismo promuova una visione falsata del mondo tradizionale. Sappiamo bene, infatti, che è impossibile proporre forme alimentari scomparse all’interno di stili di vita e possibilità alimentari differenti. Il turismo si profila, dunque, come una relazione reciproca in cui non solo i turisti agiscono sui locali ma i locali trovano nel turismo un motivo per ridefinire e ripresentare la propria identità, a volte nascondendola, a volte falsificandola.
In this article, we focus on those counterfeiting processes that were originated in Sardinia by the development of a tourist sector that lays claims to deliver as unspoiled something that it is contributing to deeply affect: traditional life. Sardinian gastronomy, in particular, would appear to the most as to have preserved spontaneous culinary practices, employing autochthonous and original raw materials, and working them with unchanged techniques. The existing close relation between tourism and local gastronomy undoubtedly favors the dissemination of knowledge about typical and local products. However, the same tourism often promotes a counterfeit image of the traditional world. It is actually well known that it is impossible to produce alimentary practices that have disappeared among different nutritional life styles and possibilities. Therefore, tourism appears as a mutual relationship where not only the tourists act on locals, but where the locals find in tourism a means to redefine and re-present their own identity, sometimes hiding it, sometimes counterfeiting it.