Fabio Mugnaini — Buone feste, Dina. In ricordo di Dina Mugnaini

Abstract

Nel novembre 2002 è scomparsa Dina Mugnaini, coautrice insieme a Valeria Di Piazza del libro Io so’ nata a Santa Lucia. Il racconto autobiografico di una donna toscana tra mondo contadino e società d’oggi, pubblicato nel 1988 dalla «Società Storica della Valdelsa». II libro rendeva disponibile una testimonianza autobiografica di grande valore per la comprensione di un mondo complesso come quello mezzadrile e, in particolare, del ruolo della donna. Allo stesso tempo, però, Dina Mugnaini dava la prova di una grande abilità narrativa e di una volontà di lasciare un segno di sé, di produrre la propria versione di un vissuto conflittuale, che abbraccia la fase finale della lunga storia mezzadrile e l’ingresso in una modernità fatta di famiglia nucleare, di vita in paese e, infine, di possibilità di ripensare criticamente ad un intero sistema di relazioni di potere, i cui effetti sono evidenti nei tanti momenti difficili e tragici the costellano il suo lungo racconto autobiografico, e che sono riconducibili, appunto, ad una condizione sociale totale come quella mezzadrile. Entro il panorama delle autobiografie e delle fonti orali, che si sono poi consolidate come una delle più fruttuose innovazioni nella pratica antropologica degli ultimi decenni, la testimonianza di Dina Mugnaini rimane uno degli esempi più ricchi e coinvolgenti, lasciando allo studioso, o al semplice lettore, il sapore di una familiarità che coniuga comprensione e partecipazione umana, quella stessa che fa sentire la sua scomparsa come una perdita sul piano affettivo.

In November 2002, Dina Mugnaini passed away. She and Valeria Di Piazza are co-authors of Io so’ nata a Santa Lucia (I Was Born in Santa Lucia), a book published in 1988 by the «Società Storica della Valdelsa» (Valdelsa Historical Society). The volume contains the autobiography of a Tuscan woman who lived the transition between a rural society and that of today, providing the reader with an autobiographic testimony of great importance for the understanding of the complex world of sharecroppers, and, in particular, of the role women played in it. At the same time, however, Dina Mugnaini displays here her great narrative ability as well as her will to leave a personal trace behind, to produce her own version of a world full of confrontations. In fact, her life span embraced the final phase of the long history of sharecropping and the entrance in a modernity made of nuclear family and of village life. A modernity where, lastly, she got the chance to critically rethink an entire system of power relations, the effects of which are visible through the many difficult and tragic moments spread through her long autobiographical tale: moments to be referred, in fact, to a total social condition, such as that of sharecroppers’.