Abstract
In questo scritto affronto alcuni problemi legati all’analisi antropologica delle immagini. Cerco, infatti, di discutere criticamente la tesi, di impostazione semiologico-fenomenologica, che il potere delle immagini, in particolare di quelle «sacre», sia riconducibile alla spinta, più o meno esplicitamente ammessa o rimossa, a fondere immagine e prototipo, simulacro e divinità. Privilegio, quindi, una lettura ispirata ad una teoria sociologica dell’«agency», piuttosto che ad una teoria semiologica, iconologica o fenomenologica della referenzialità delle immagini. Ii tentativo è comunque messo in atto attraverso l’analisi etnografica di «immagini» particolari come i «fuochi d’artificio», cosi come sono percepite e vissute a Catalfaro, un paese della Sicilia sud orientale. Letti in questa ottica, i fuochi d’artificio appaiono parte integrante e creativa di quei contesti performativi e narrativi, dunque, sociali, rituali e di potere, nei quali vengono giocati.
This essay is about problems related to anthropological analysis of images. I try here, in fact, to critically discuss the semiological-phenomenological thesis which states that the power of images, especially that of «sacred» images, lies in the push, more or less consciously admitted or repressed, to identify an image with its prototype, the effigy with the divinity. I here express my preference for an analysis of images to be inspired by a sociological theory of «agency», more than by a semiological, iconological, or phenomenological theory of images’ power of reference. My effort is put through an ethnographic analysis of specific «images», such as «fireworks», as they are perceived and experienced in Catalfaro, a small town in southwestern Sicily. Under this light, fireworks appear to be an integrated and creative part of the contexts in which they are displayed: theatrical and narrative contexts, but also social, ritual, and related to power.