Abstract
Nella sezione «Archivio» si ripropongono (o si pubblicano per la prima volta) documenti, materiali, scritti che riteniamo di significato particolare per mettere a fuoco aspetti del dibattito, svolte teoriche, momenti fondanti: strumenti per riflettere sulla storia degli studi etno-antropologici e per arricchire le nostre fonti e le nostre conoscenze. È con queste intenzioni che si pubblica a cura di Sandra Puccini per la prima volta lo scambio epistolare tra Lamberto Loria e Benedetto Croce e si ripubblica invece, con una nota di Emanuela Rossi, il testo Due parole di programma scritto nel 1912 per il primo numero di «Lares» da Loria nella sua veste di direttore della rivista. Loria, che era stato incaricato di allestire la Mostra Etnografica in Piazza d’Armi, in occasione dei festeggiamenti per il Cinquantenario dell’Unità d’Italia scrive ed invia a molti studiosi italiani (Dino Provenzal, Francesco Novati, Enrico H. Giglioli, Angelo De Gubernatis, Antonio Fogazzaro, Salvatore Di Giacomo e Benedetto Croce) una lettera per invitare ciascuno di essi ad unirsi a lui – con consigli, suggerimenti e collaborazione – nell’opera di ricerca, selezione ed acquisizione degli oggetti. Le sue intenzioni – rapidamente realizzate – sono quelle di creare una rete capillare e decentrata di raccoglitori, coordinati da comitati (e sottocomitati) regionali, alcuni dei quali verranno presieduti proprio da molti di coloro ai quali aveva rivolto I’invito. Il testo Due parole di programma è un testo importante da riproporre perché rappresenta un momento fondante nella storia degli studi antropologici in Italia; parla infatti di uno spirito di ricerca che dai mondi altri si trasferisce in Italia per opera di Lamberto Loria e della ricerca nazionale finalizzata alla formazione della collezione di quello che doveva essere il «Museo di Etnografia Italiana, e che poi, più tardi, divenne il «Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari». Tratta anche della nascita della «Società di Etnografia Italiana» e della disciplina denominata «etnografia italiana».
In the «Archives» section, we propose writings (some of which are published here for the first time) which we consider to be of great use for a better understanding of crucial moments of the debate in our discipline, of its theoretical turns and founding phases. In fact, we believe such documents to be a useful mean for bethinking the history of our studies, as well as for enriching our founts and knowledge. It is for these reasons that Sandra Puccini proposes here, for the first time, the reading of the epistolary exchange between Lamberto Loria and Benedetto Croce, while Emanuela Rossi comments on the essay entitled Two Words of Programming, written in 1912 by Loria, and published, under his own direction, in the first edition of «Lares». Loria had just been charged of setting up a Mostra Etnografica in Piazza d’Armi, in occasion of the celebrations of the fiftieth anniversary of Italy’s national unity. He then wrote to many Italian scholars (Dino Provenzal, Francesco Novati, Enrico H. Giglioli, Angelo De Gubernatis, Antonio Fogazzaro, Salvatore Di Giacomo e Benedetto Croce), in order to invite them to aid him – through suggestions, advise, and cooperation – in the process of collection, selection, and acquisition of the objects of display. Loria’s aim – which was quickly actualised – was to create a capillary and off centred network of gatherers, under the co-ordination of regional committees (and sub-committees), some of which to be presided by the many scholars who accepted his invitation. We suggest the reading of Two Words of Programming as we believe it to be representative of a founding moment in the history of Italian anthropological studies. In fact, it gives testimony of a research spirit shifting its attention from «other» worlds to Italy, through the efforts of Lamberto Loria and of national research, aimed at the creation of a collection of objects which will constitute the «Museo di Etnografia Italiana» (Italian Ethnography Museum), later to become the «Museo Nazionale di Arti e Tradizioni Popolari» (National Museum of Arts and Popular Traditions). The text also refers to the birth of the «Società di Etnografia Italiana» (Italian Ethnographic Society), and of the discipline called «Etnografia Italiana» (Italian Ethnography).