Maria Federico — Nota di edizione

Abstract

La trascrizione di questa intervista e i due scritti introduttivi che la precedono propongono la figura e l’opera di Ettore Guatelli sotto la particolare angolatura della sua produzione scrittoria. Il dialogo qui documentato è avvenuto nel settembre 1999 tra il museografo e Maria Federico, ha infatti al centro e come argomento principale il progetto di selezionare e pubblicare gli scritti diaristici di Guatelli. Questi costituiscono una produzione cospicua e composita, sulla quale, nel ripercorrerne i tratti e i temi, tra i due interlocutori si apre una riflessione che dalla scrittura quotidiana della vita porta inevitabilmente alla vita stessa. Sono anche le circostanze particolari e la condizione di grave malattia del museografo a far emergere nel corso di questo incontro e nelle sue parole un’urgenza di bilanci esistenziali, la spinta ad interrogarsi sulla propria identità di scrittore, di persona, e sul senso del proprio operare e creare. Il dialogo è intessuto di domande profonde, attraversato da un bisogno di risposte ultime e dalla necessità di lasciare volontà definitive, di testimoniare ancora una volta saperi e esperienze acquisite. Dare conto delle motivazioni intime e dell’impulso alla scrittura quotidiana implica un ritorno alle proprie origini. Nel suo racconto Guatelli torna al desiderio forte sentito già da ragazzo di costruire una propria identità di persona e di intellettuale allo stesso tempo interno al suo mondo contadino ma da esso distinto. È così che nasce la spinta all’esercizio di scrittura, alla lettura, all’autoformazione. Lungo questa strada la dimensione narrativa già presente nei diari si amplia fino alla produzione di poesie, di racconti, e alle «schede-racconto» che corredano gli oggetti del Museo. Lo stesso esito di vocazione a lavorare principalmente al Museo e con gli oggetti corrisponde con il passaggio dalla scrittura a un’altra dimensione narrativa. Raccogliere e organizzare ‘le cose’ è per Guatelli un altro modo per continuare a raccontare storie. Storie ascoltate, raccolte, scritte, esposte negli oggetti, i quali a loro volta mobilitano altre narrazioni nei visitatori del Museo. Nelle parole di Guatelli si colgono i nessi personali e biografici di quella complementarità tra scrittura e disegno museale che caratterizza i suoi percorsi creativi; in essa si attiva un circuito tra vita, diari, racconti di pratiche d’uso degli oggetti, Museo, testi letterari e di museografia. In questo ripercorrere passaggi cronologici tra ambiti espressivi, motivazioni personali, esiti raggiunti e desideri irrealizzati, s i evidenzia ancor più oggi a distanza di sette anni dai momenti dell’intervista, e a sei dalla scomparsa del maestro di Ozzano Taro, il valore di questa testimonianza.

The transcription of this interview together with the two preceding written introductions presents Ettore Guatelli and his work, particularly from the point of view of his written production. The dialogue between the “museographer” and Maria Federico, documented here, took place in September 1999. The topic of their conversation was a project to select and publish writings from Guatelli’s diaries, which make up a remarkable and complex production. Talking about various aspects and themes in his written work leads the two interlocutors to a reflection that inevitably extends from his daily writing on his life, to life itself. It is also the exceptional circumstances and the museographer’s serious illness which in this meeting and in his words call for an imperative need for an assessment, a spur to question his identity as a writer and as a person, the significance of his work and creations. The dialogue is full of profound questions, interwoven with a need to find ultimate answers and a need to abandon final desires, to once again bear witness to learning and experience gained. Giving explanations for his intimate reasons and inclination to write daily implies a return to one’s roots. In his tale, Guatern returns to a fierce desire, which he already experienced as a boy, to build his own identity as a person and as an intellectual within a peasant world, but at the same time apart from it. This is how his desire to practise writing, reading and his self-education came into being. The narrative dimension already present in his dairies thus expands to the production of poems, tales and to the «story-cards» that accompany the objects in the Museum. The result of his choice to work manly in the Museum and with objects corresponds to the passage from writing to another narrative dimension. Collecting and organizing «things» is for Guatelli another way of continuing to tell stories. Stories that are listened to, collected, written, exhibited in objects, which in turn spark off other stories in visitors to the Museum. Guatelli’s words enable us to understand the personal and biographical reasons for the interrelation between his writing and the lay-out of the Museum, which is a characteristic of his creative research. In it a circuit is set in motion between his life, diaries, tales concerning the use of objects, the Museum, literary and museography texts. Seven years after this interview and six after the death of the maestro of Ozzano Taro, retracing the chronological passages within his artistic spheres, his personal motivations, his achievements, and unrealised desires, highlights even more today the value of this witness.