Gerolamo Carta Mantiglia — Il bisso marino

Abstract


Dal bisso della Pinna nobilis si otteneva fin dall’antichità un tessuto sericeo di colore bruno dorato, detto anche “seta marina”. Al pari di altre regioni italiane anche in Sardegna la pesca della pinna veniva praticata e se ne otteneva bisso per la confezione di guanti e capi di vestiario; delle pinne si faceva largo uso anche nell’alimentazione. I tessuti che si ottenevano dal bisso marino erano molto ricercati per morbidezza e trasparenza ed erano famosi in tutto il bacino del Mediterraneo come «tarantinidie», dalla città di Taranto, dove, durante il periodo greco romano, si ebbero le più rinomate manifatture. Il bisso ha sempre avuto costi altissimi per l’alto numero di pinne occorrenti per ottenere fibre in quantità sufficienti alla manifattura di piccoli manufatti. L’esistenza di una “industria” del bisso in Sardegna è documentata da una lettera inviata allo iudex di Sardegna dal papa Leone IV nell’848, è continuata nel periodo bizantino e successivamente fino ai giorni nostri. Della tessitura del bisso marino attualmente si occupa a Sant’Antioco un’artigiana secondo la quale le istituzioni pubbliche dovrebbero tutelare questa antica forma di sapere locale che probabilmente è destinata a scomparire posto che è impossibile reperire nei mari sardi la materia prima, cioè il bisso, in quanto la Pinna nobilis è una delle specie animali protette dalle norme comunitarie che ne vietano la pesca.

Since ancient times, from the mollusk Pinna nobilis (Pen shell) was derived byssus: a silk-like thread of a golden brown color, also known as “marine silk”. The fishing of Pen shell was practiced in Sardinia as in other Italian regions. From it, they derived the byssus used for the manufacture of gloves and clothes. Pen shells were also widely used for cooking. Textiles manufactured with marine byssus were very much fancied, because of their softness and transparency. They were known all through the Mediterranean basin with the name of “tarantinidie”, from the city of Taranto where, in the Roman- Greek age, the most renowned manufactures were produced. The price of byssus was always very high, due to the great number of Pen shells necessary to obtain the fibers needed for the production of small manufactures. The existence of a byssus “industry” in Sardinia is documented by a letter that the iudex of Sardina sent to Pope Leone IV in 848 A.D. Such production has continued throughout the Byzantine period, and then on to our days. In Sant’Antioco, today, an artisan works on the weaving of marine byssus. She feels that the Government should protect this ancient element of local knowledge that is likely to disappear, as it is impossible to obtain the raw material – the byssus – from the Sardinian sea: the Pinna nobilis species is, in fact, protected by laws prohibiting to fish it.