Alessandro Mancuso — Discorsi sulla nazione e politiche del patrimonio culturale in Colombia

Abstract

Prendendo spunto dall’odierno dibattito sulle prospettive dell’antropologia del patrimonio’, nello scritto si analizza il legame fra gli sviluppi della museografia e delle politiche del patrimonio culturale in Colombia, e la storia dei dibattiti sulla sua identità nazionale. In Colombia, la cui storia è segnata anche oggi da profondi conflitti interni, le differenze regionali, l’eterogeneità culturale ed etnica, la debolezza di legittimazione della classe politica e la scarsa estensione reale dei diritti di cittadinanza hanno reso infatti particolarmente complessa la questione del tipo di riconoscimento da dare agli elementi di diversità all’interno dello Stato-nazione. Nel 1991, con la promulgazione di una nuova Costituzione, lo Stato ha ufficialmente abbandonato l’idea, elaborata dalle classi dirigenti all’indomani dell’Indipendenza, secondo cui l’identità nazionale colombiana si sarebbe dovuta fondare su un processo che avrebbe infine portato l’intera popolazione a ‘meticciarsi’, assimilando i valori e i codici culturali delle élites di ascendenza europea, e ha adottato il principio secondo cui la Colombia è una nazione ‘multiculturale’ e ‘multietnica’. Questo riconoscimento ufficiale del pluralismo culturale ed etnico del paese è però stato informato da una tendenza, particolarmente evidente nel modo di considerare le minoranze indigene e nere della popolazione, a concepire le identità e le diversità, tanto etniche quanto culturali, in modo reificato, stereotipato e astratto. Nello scritto si cerca di mostrare come questa concezione abbia operato in due campi delle politiche statali apparentemente distanti: quello riguardante il riconoscimento, tutela e promozione dei diritti civili, e quello riguardante l’identificazione e salvaguardia di ciò che si considera formare il patrimonio culturale nazionale, in particolare per ciò che riguarda il cosiddetto patrimonio ‘immateriale’. Inoltre, ci si interroga sulla maniera in cui gli orientamenti teorici egemonici nelle scienze sociali colombiane hanno interagito nel tempo con la strutturazione di questi due campi dell’azione politica.

Starting from the contemporary debate on the perspective of ‘anthropology of heritage’, this paper explores the link between the developments of museography and of cultural heritage politics in Colombia, and the historical debate on this country’s national identity. In Colombia – whose history and present days are marked by persisting deep conflicts -, regional differences, cultural and ethnic heterogeneity, the weakness of the legitimacy of the political elite, and the very limited degree of effectiveness of citizenship rights, make the recognition of the elements of internal diversity in the Nation State very difficult. In 1991, with the new political Constitution, the State officially abandoned the idea that Colombian national identity had to be founded on a process of mestizaje that should bring all the population to assimilate the values and cultural codes of the elites descended from Europe, and it finally adopted the principle that Colombia is a ‘multicultural’ and ‘multiethnic’ nation. Nevertheless, it has been noted that, especially in the case of indigenous and black minorities, the official acknowledgement of cultural and ethnic pluralism has been informed by a trend to conceptualize both identity and diversity, cultural as well as ethnic, in a reified, stereotyped and abstract way. This paper argues that such a logic operates in two, and, at first glance, distinct fields of the State politics: one related to citizenship rights, and another related to the identification and safeguard of all that constitutes the national cultural heritage, especially the ‘intangible’ one. Finally, it is questioned if and how the mainstream theoretical trends in social sciences in Colombia have been interacting with the construction of these two fields of political action.