Florio Carnesecchi — Ciro Marzocchi e i folkloristi senesi della seconda metà dell’Ottocento

Abstract

Vengono ricostruiti gli ultimi anni di vita e l’ambiente culturale in cui ha operato Ciro Marzocchi, iniziando dagli altri studiosi che si occuparono delle tradizioni popolari, a Siena e nel suo territorio, negli anni in cui visse il nostro autore. Si tratta di: Giuseppe Bacci, Orazio Bacci e Giuseppe Rondoni. Prima di questi il senese più importante, in questo settore di studi, era stato Temistocle Gradi, nato nel 1824 e morto nel 1887, molto apprezzato da D’Ancona. Inoltre, in città, negli anni ’70 del XIX secolo, si riuniva un gruppo di studenti appassionati di folklore, tra questi, Francesco Corbani, Antonio Lombardi e, soprattutto, Giovan Battista Corsi, corrispondente di Comparetti per la raccolta dei canti nel territorio senese e poi dell’«Archivio per lo studio delle tradizioni popolari», di Pitré. Corsi sarà anche il primo a rilevare il valore folklorico dello Zibaldone di Alessandro Romani, (Scansano 1800 – Siena 1854). In questo gruppo Ciro Marzocchi fu la personalità di rilievo. Ciro era nato a Siena il 29 giugno 1856 da Fulvio e Ester Pignotti. Dal 1866 al 1871 frequentò il collegio arcivescovile, dove conseguì la licenza ginnasiale, in seguito s’iscrisse al Regio Liceo di Siena. Il suo curriculum liceale è molto indicativo delle sue tendenze volte, come scriverà a Comparetti, allo studio delle lettere. Nel 1875 frequentò per pochi mesi la facoltà di farmacia per poi passare a Giurisprudenza, facoltà in cui conseguì la laurea nell’autunno 1879. Ciro entrò in corrispondenza con Domenico Comparetti con una lettera del 29 marzo 1878 in cui prometteva al professore di occuparsi di novelle al posto di Giovan Battista Corsi, cui Comparetti si era rivolto originariamente. In realtà, tra la promessa e il primo invio di novelle (settembre 1879), passa un anno e mezzo durante il quale il nostro è impegnato negli esami e nella redazione della tesi. Tramite le lettere è stato possibile seguire l’itinerario, intellettuale e umano, che ha portato al formarsi della raccolta. Con un’ironia, che a volte dà quasi l’impressione di sconfinare nella sfrontatezza, Marzocchi instaura con Comparetti un rapporto epistolare che ha permesso di penetrare nel dibattito ottocentesco sulla fiabistica e, nello stesso tempo, ha fatto emergere alcuni tratti della condizione sociale e culturale a Siena, nel XIX secolo. In questo periodo, che dura circa un anno e mezzo, Marzocchi affina i suoi criteri di scrittura tanto da comprendere, in polemica con lo stesso Comparetti, la necessità di usare quanto più possibile la tecnica popolare di racconto, molto vicina all’oralità, abbandonando la scrittura letteraria, che aveva seguito nel 1878, pubblicando sulla stampa locale i Fasti di Montieri. Le lettere si interrompono bruscamente nel febbraio del 1881. Il 13 aprile di quell’anno, infatti, Ciro Marzocchi, laureato da pochi mesi, dell’età di 25 anni non ancora compiuti, viene ucciso, inavvertitamente, dal proiettile di una pistola che un suo amico, Celso Sergardi: «[…] per effetto della sua crassa imprudenza e negligenza» – portava, mal custodita – «[…] tra la veste e la camicia».

Ciro Marzocchi’s last years are reviewed, as well as the cultural environment in which he worked. We begin by recalling other scholars of popular traditions active in Siena and its surroundings during his lifetime. Such scholars are: Giuseppe Bacci, Orazio Bacci and Giuseppe Rondoni. Preceding them was Temistocle Gradi (1824-1887), a scholar from Siena whose work was most influencial in this area of investigation, and who was much appreciated by D’Ancona. During the 1870s, a group of scholars who were much interested in folklore came together in Siena. Among them were Francesco Corbani, Antonio Lombardi and, most important of all, Giovan Battista Corsi, who was a correspondent for Comparetti in the collection of chants in the territory of Siena, as well as for Pitré’s Archivio per lo studio delle tradizioni popolari [Archive for the study of popular traditions]. He will be the first to acknowledge the folkloric worth of Alessandro Romani’s (Scansano 1800 – Siena 1854) Zibaldone. In such a group of scholars, Ciro Marzocchi stood out as the leading figure. Marzocchi started an epistolary exchange with Domenico Comparetti with a letter dated March 29th 1878, in which he promised the professor he would take Giovan Battista Corsi’s place in the study of novels, the latter having been originally contacted for the same purpose by Comparetti. In truth, from Marzocchi’s promise to his first dispatch of novels (September 1879), a year and a half passed, during which he was dedicated to his university exams and to the writing of his final thesis. The epistolary gives us the chance to follow the intellectual and human path that led to the formation of the collection. Marzocchi – with an ironic style that, here and there, seems to cross over into impudence – constructs an epistolary relationship with Comparetti that gives us way into the XIX Century debate on fairytales and that, at the same time, gives us an overview of some elements of the social and cultural context of XIX Century’s Siena. In this phase, lasting more or less a year and a half, Marzocchi refines his writing criteria, until he becomes convinced – in disagreement with the same Comparetti – of the necessity to employ, whenever possible, the popular storytelling technique – it being closer to orality –, and to abandon the literary writing style he had employed in 1878, when he had published I Fasti di Montieri on the local print. Their epistolary abruptly ends in February 1881. In fact, on April 13th of that year, Ciro Marzocchi – who had graduated just a few months earlier, not having yet reached his 25th year of life – was accidentally killed by a bullet coming from a gun that one of his friends, Calso Sergardi: «[…] because of his gross imprudence and negligence», carried with him, badly kept, «[…] between his garment and his shirt».