Ciro Marzocchi — Lettere a Domenico Comparetti

Abstract

Viene presentata la trascrizione delle lettere che Ciro Marzocchi scrisse a Domenico Comparetti tra il marzo del 1878 e il febbraio del 1881. In realtà la corrispondenza si svolge quasi interamente negli ultimi diciotto mesi di vita del narratore senese. Infatti, tra la prima lettera (29 marzo 1878) e la seconda, senza data (presumibilmente autunno del 1879), passa circa un anno e mezzo. Le lettere provengono dal Museo Nazionale delle Arti e delle Tradizioni Popolari (MNATP). La maggior parte di esse, in numero di 18, si trova nel manoscritto 57 che contiene anche le 130 fiabe già edite e quattro paragrafi d’argomento fiabistico: Note e Varianti, Varianti, Noterelle e Varianti, Variante alla novella delle tre sorelle. Altre quattro (le n. 5, 8, 18, 21), sono cartoline postali contenute nel fasc. 218. Infine ci sono 3 lettere, la 3, la 23 e la 25, provenienti dal ms. 201. In questo manoscritto, oltre a un intervento di Giovanbattista Corsi, a chiusura della lettera 1, e a due di Francesco Corbani, a chiusura delle lettere 3 e 23, sono riportate in appendice due lettere, una di Corsi e una di Corbani. Attraverso le lettere, Marzocchi informa Comparetti dei suoi progressi. Nomina i luoghi, gli informatori e ricostruisce le situazioni che ci permettono di seguire la formazione della sua raccolta. Questi incontri che ci vengono raccontati lungo questi ultimi diciotto mesi di vita dell’autore, ci permettono anche di aprire uno sguardo nella Siena dell’Ottocento, dove la condizione umana di gran parte della popolazione era tutt’altro che buona. È possibile seguire, attraverso le richieste di libri e di chiarimenti, rivolte a Comparetti, anche gli interessi culturali del giovane Marzocchi e dei suoi amici tra cui quel Celso Sergardi, responsabile della sua morte. Leggendo la corrispondenza, inoltre, si assiste anche al modificarsi progressivo dell’atteggiamento del giovane studente che inizia con tutta la boria del cittadino colto nei confronti dei «restii bifolchi», per poi finire per apprezzare sempre più i propri informatori e la loro cultura. Ciro, all’inizio non sa come muoversi in questo nuovo campo di ricerche e chiede al professore di illuminarlo sui criteri di trascrizione: «[…] se devo stenderle in pretto vernacolo oppure, serbando i modi propri del parlare senese, devo fare a meno degli idiotismi, sgrammaticature». Dopo un po’ di tempo, quello necessario per trasformarlo da ricercatore in un narratore molto apprezzato dai contadini, Marzocchi comincia ad elaborare un proprio criterio di elaborazione dei materiali. Successivamente, sicuro di sé e del suo metodo, entra in polemica con lo stresso Comparetti il cui criterio di trascrizione gli appare freddo e letterario. Infatti, le novelle pubblicate nel I volume, scrive Ciro al professore: «[…] non mi restano impresse nella mente», mentre: «sentendole raccontare non mi se ne cancellano più». Marzocchi, infatti, comprende, ed è l’aspetto più importante della sua opera, che solo l’adesione della scrittura alle forme proprie dell’oralità poteva salvare l’autenticità del racconto popolare: «Per me la vera ragione consiste nella forma popolare, cioè nell’esposizione circostanziata, nei dialogismi che sviluppano gli affetti varii e le circostanze, nelle ripetizioni, spesso nelle tautologie, che vi mettono le narratrici. A volere dunque che la novella, serbi il carattere suo, com’arte popolare, occorre lasciarle la sua forma […]».

We publish a transcript of the letters that Ciro Marzocchi wrote to Domenico Comparetti between March 1878 and February 1881. The epistolary takes place almost exclusively during the last eighteen months of Marzocchi’s life. In fact, between the first letter (March 29th 1878) and the second – not dated (presumably written in the Fall of 1879) – a year and a half or so passed. The letters are preserved in the Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari [National Museum of Popular Arts and Traditions] (MNATP). Most of them (18 in total) are included in manuscript 57, which also contains the 130 fairytales that have already been published, as well as four paragraphs dealing with fables: Notes and Variants, Variants, Small Notes and Variants, Variant to the fairytale of the three sisters. Four (number 5, 8, 18, and 21) postcards are contained in issue 218. Finally, three letters (number 3, 23, and 25) are part of manuscript 201. The appendix of this last manuscript – also including a participation of Giovan Battista Corsi (ending letter number 1) and two by Francesco Corbani (closing letters 3 and 23) – contains two letters, one by Corsi and one by Corbani. In the letters, Marzocchi informs Comparetti of his advances. He names places and informants, and reconstructs contexts, so giving us an idea of how his collection came into being. The meetings of which he gives account, and which occurred in the author’s last eighteen months of life, give us a picture of Siena in the Eighteen Hundreds, where the human condition of the majority of the population was everything but good. It is also possible to follow, through his requests of books and clarifications from Comparetti, young Marzocchi’s cultural interests as well as those of his friends, among which is Celso Sergardi, who would be responsible for his death. Reading the epistolary, then, we see the young student’s attitude progressively change: he starts with all the typical pomposity of the urban educated in respect to the “disinclined plowmen”, ending by appreciating more and more his informants and their culture. Marzocchi, in the beginning, does not know how to behave in the new field of study, and asks the professor to enlighten him on transcription criteria: «[…] whether should I write them down in pure vernacular or, while safeguarding Siena’s typical way of speaking, should I avoid idiotisms and broken language». After some time, needed for him to turn into a researcher and a narrator who will be much appreciated by peasants, Marzocchi starts elaborating his own criteria for the treatment of research material. Later on, confident about himself and his method, Marzocchi even starts a controversy with Comparetti, whose method for transcription seems cold and literary to him. In fact, the novels that have been published in volume I, writes Marzocchi to the professor: «[…] are not vivid in my mind anymore», while: «if I listen to them, they never leave me». In fact, Marzocchi understands – and this is the most important aspect of his work – that only a faithful reproduction in writing of oral narrative forms can preserve the popular tale’s authenticity: «To me, the real reason is in the popular form, i.e. in the circumstantiated exposition, in dialogisms giving life to various affects and circumstances, in repetitions – often in tautologies – the narrators employ. Then, for the novel to save its character, as a popular art, it needs preserving its form […]».