Catherine-Marie Dubreuil — Essere militante antispecista nel quotidiano: analisi di un fardello

Abstract

Dopo una rapida sintesi dei principi fondamentali dell’antispecismo (in particolare, del movimento francese di liberazione degli animali), passeremo a presentare le motivazioni che conducono a questa militanza e ciò che ne consegue: tale militanza, regolarmente incompresa e attaccata, impone ai suoi partigiani di cambiare il loro modo di vivere e li costringe a fronteggiare accuse violente, per esempio quella di antiumanismo o di regressione affettiva e sociale. Analizzeremo i meccanismi e gli argomenti attraverso cui si costruisce questo processo di condanna. È difficile essere antispecisti, è per questo che parliamo di «fardello» con riferimento a ciò che i militanti devono sopportare, considerato l’isolamento sociale e l’aggressività che le loro idee suscitano.

Anti-speciesism, the French movement for animal liberation, is based on the criteria of sentience: because animals have the faculty of feeling and suffering it is right to claim their liberation. A vegetarian or vegan diet followed by human beings is necessary to achieve this liberation. It is either political commitment or a strong interest in the animal cause that makes one an antispeciest. We here analyse the motivations that lead to this activism and the effect of these on a daily lifestyle, both dietary and social aspects. Anti-speciesism is regularly misunderstood and criticised, its activists must face severe charges, ranging from antihumanism to social and emotional regression. Considering the social isolation it generates, anti-speciasism is often a heavy burden to carry, isolating and stigmatizing those living it.