Fabio Mugnaini — Introduzione. Sagre, fiere, feste e tradizioni, in Maremma (e altrove)

Abstract

Questa antologia di saggi mira ad evidenziare come tratto peculiare dei paradigmi contemporanei della ricerca sul festivo, l’accento posto sulla produzione, su quel “lavoro per la festa” che si articola sia sul versante della ideazione, della progettualità, della proposta di politica culturale, che su quello della partecipazione e della adesione del pubblico alle pratiche di consumo proposte. A evidente superamento del senso comune attorno alla festa come fatto di mera tradizione, della festa come eterno ritorno, da tutta Europa ci giungono attestazioni di eventi festivi che esistono e si riproducono nel tempo grazie al rapporto con le rappresentazioni prodotte in passato da specialisti (demologi o autori letterari), da operatori di settori economici (il turismo) e della comunicazione culturale (i giornalisti e i comunicatori massmediali) e grazie alle sinergia con le risorse territoriali attuali, confermando così la festa come un ambito del fare sociale dotato di un propria autonomia discorsiva e di senso, ma che vive assumendosi (e mostrandoli, se adeguatamente interrogato) tutti i segni di un legame con i tempi extrafestivi (il lavoro, il tempo libero corrente, il calendario contadino ed anche quello amministrativo) con i contesti extrafestivi del vivere sociale (la politica, l’economia, la sfera religiosa) e, infine, con una produzione culturale costante che le funge da specchio, da suggeritore, da indicatore di tendenze, e che ne disegna, in ultima istanza, il pertinente contesto di fruizione.

The essays herewith proposed deal with the “production” of festivals, as the main feature of contemporary research paradigms on the subject. The anthology focuses on the “work for festival making” both from the point of view of the conceiving and the planning of a festival event, as a cultural policy proposal, and from that of the audience participation and reception of the consumption practices that festivals offer. Overcoming the widespread and common view of festivals as mere traditional events, in their “eternal return”, are here gathered examples from all over Europe which present festivals that do exist and are time resisting, thanks to the relation that they have been setting up with the various ways of their representations: those offered in the past by specialists (writers or folklorists), by economic operators (tourism) or by the cultural communication milieu (print and media reporters). Festivals are also strictly connected to present local or regional resources, therefore confirming that a festival is to be thought as a domain of the socially relevant making, which is endowed with a meaning and a rhetorical autonomy of its own, but may live (and may be understood, when adequately inquired into) only thanks to its interaction with the extra-festival time (either the peasant or the administrative calendar) and with its social context (political, economical, or religious), as well as with the ongoing cultural production, which is a sort of mirror for the festival itself, a source of inspiration, a trend-detector, and, ultimately, the more pertinent context of fruition.