Anna Maria Pecci — Nuovi cittadini e musei ‘impavidi’: interpreti partecipi e spazi condivisi di patrimoni

Abstract

Le istanze multiculturali della società contemporanea stanno contribuendo sia ad un ripensamento delle politiche e delle pratiche di valorizzazione patrimoniale sia ad un aggiornamento delle professionalità museali. Affinché il ruolo di intermediazione dei musei possa dirsi generativo di condivisione e partecipazione sociale – in uno scenario riflessivo e operativo che vede il patrimonio culturale agire come strumento per costruire un nuovo concetto di cittadinanza – si profila l’opportunità di riorientare finalità e strategie istituzionali alla luce di una competenza interculturale affine, per sensibilità interpretativa e orizzonte di intervento, alla competenza antropologica la quale dovrebbe anzi essere riconosciuta come sua componente linfatica. È in tale prospettiva che si colloca questa riflessione su due progetti partecipativi realizzati in Piemonte: Migranti e patrimoni culturali (2005-2008) e Lingua contro Lingua. Una mostra collaborativa (2008-2009). Il contributo propone una contestualizzazione delle iniziative nell’ambito delle politiche culturali tracciate e sviluppate dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino – enti che hanno rispettivamente commissionato e coordinato i due progetti – in materia di patrimoni culturali e integrazione strategia rappresentativa di tipo compensatorio ad una strategia pluralista, vengono discussi gli aspetti metodologici alla base della formazione di Mediatori di patrimoni interculturali e le ragioni che restituiscono, di queste esperienze pilota, un profilo in ‘chiaroscuro’.

The multicultural demands of present-day society are contributing both to a rethinking of politics and practices of heritage promotion, and to the updating of museum professions. For the museums’ mediating role to really be generative of social sharing and involvement – in a reflexive and operational scenario, where cultural heritage is seen as a tool for the construction of a new concept of citizenship –, an opportunity to refocus institutional objectives and strategies seems to be emerging, in the light of an intercultural competence that is akin to the anthropological one. Taking into account its interpretive receptivity as well as its scope of intervention, the latter should indeed be recognized as its vital component. From this perspective, the author discusses two participative projects carried on in Piemonte: Migranti e patrimoni culturali [Migrants and Cultural Heritage] (2005- 2008), and Lingua contro Lingua: una mostra collaborativa [Tongue to Tongue: a Collaborative Exhibition] (2008-2009). The essay contextualizes such initiatives within the policies on cultural heritage and social inclusion that have been outlined and developed by Regione Piemonte and Città di Torino: these Institutions, respectively, have commissioned and coordinated the two projects. While highlighting the contribution given by the anthropological approach to the transition from a compensatory representation strategy to a pluralist one, the author discusses the methodological issues underlying the training of Intercultural Heritage Mediators, as well as the reasons why the pictures of such pilot experiences are ones of ‘lights and shadows’.