Abstract
Un numero crescente di stranieri è detenuto nel Regno unito in appositi “Centri di espulsione immigrati” nell’attesa di essere rimpatriati. Questi centri assomigliano a prigioni per molti aspetti: trattengono le persone contro la loro volontà dietro porte serrate e filo spinato. Tuttavia, esistono due differenze sostanziali tra la detenzione degli immigrati e le prigioni. Innanzitutto la detenzione degli immigrati è uno strumento amministrativo piuttosto che punitivo, gestito da impiegati statali e non dal sistema giudiziario. In secondo luogo, la maggior parte dei centri di espulsione è diretta da compagnie private e non dallo stato. Queste compagnie si aggiudicano appalti dello stato fornendo il miglior rapporto ‘qualità-prezzo’ e sono responsabili nei confronti dei loro azionisti e dello stato. Basandomi su una ricerca qualitativa di campo all’interno di un centro di espulsione inglese, analizzo queste due realtà focalizzandomi sulla burocrazia statale e sugli operatori della società privata di sicurezza. Affronto separatamente relazioni, tensioni e negoziazioni che si instaurano tra questi due tipi di autorità e mi interrogo sulle loro implicazioni per gli individui detenuti. Sostengo che nonostante alcune somiglianze tra i due gruppi che gestiscono il centro, essi hanno differenti necessità e responsabilità che, come mostrerò, attirano la reclusione ed il trattamento dei detenuti in specifiche direzioni.
Increasing numbers of foreigners are incarcerated in the UK in specialised “immigration removal centres” pending deportation. In many ways such centres resemble prisons; they hold individuals against their will, behind locked doors and razor wire. However, two major differences exist between immigration detention and prisons. Firstly, immigration detention is an administrative rather than punitive tool, managed by civil servants rather than the judiciary. Secondly, the majority of immigration removal centres are run by private companies rather than the state. These companies win business contracts from the government by providing best ‘value for money’ and are accountable to their shareholders as well as the state. Using qualitative fieldwork from one British detention centre, I explore these two facts, focusing on the civil servant bureaucrats and private security firm officers. I tease apart the relationships, tensions and negotiations that take place amongst these two authority groups and ask what the implications are for the individuals detained. I argue that despite some similarities between the two groups running the centre, they have significantly different needs and accountabilities, which as I shall show, pull detention and treatment of detainees in specific directions.