Barbara Pinelli — Attraversando il Mediterraneo. Il sistema campo in Italia: violenza e soggettività nelle esperienze delle donne

Abstract

In questo articolo analizzo la questione della pedagogia del soggetto che caratterizza i Centri di accoglienza per le/i richiedenti asilo (C.A.R.A.) all’interno dei quali donne e uomini richiedenti asilo sono ospitati nell’attesa di una risposta da parte della Commissione Territoriale per l’Asilo Politico. Analizzando il funzionamento del «sistema campo» in Italia, mostrerò come l’intento pedagogico rivolto alle donne si marchi spesso di «una strategia civilizzatrice e salvifica». Essa è un misto di compassione e di repressione, dove le forme di aiuto e solidarietà sono strettamente connesse alla riduzione della soggettività delle donne a corpi da educare e all’esercizio di forme di violenza strutturale e di controllo. Ripercorrendo le biografie e le esperienze di alcune donne coinvolte nella mia ricerca, illustro come la memoria dei soprusi subiti si sovrapponga a forme di controllo e di governo esperite nelle relazioni di aiuto. Queste riflessioni mostrano quello che la recente letteratura sull’asilo ha definito un sovrapporsi fra il sentimento della compassione e la politica del controllo, dove la considerazione delle richiedenti asilo come mero corpo/nuda vita si confonde con un progetto etico e morale. Analizzo la questione del soggetto e della sua produzione dentro dinamiche di sopruso e di vulnerabilità usando i concetti di soggettività e assoggettamento come definiti dalle teorie femministe e ricorrendo ad alcune riflessioni antropologiche sulla violenza.

This article focuses on the construction of female subjectivity in some Reception Centres for Asylum Seekers (C.A.R.A.) in Italy, where asylum seekers are hosted while waiting for the determination of their refugee status. Analyzing how the «camp system» works in Italy, I show how the Centres’ pedagogic intent towards women asylum seekers was driven by a “”civilizing and redemption strategy”. This strategy is a mixture of compassion and repression whereby help relations are strictly connected to forms of control and structural violence, thus reducing these women to mere bodies to be educated and governed. Through the biographies and the experiences of some women involved in my research, I illustrate how the memory of abuse was linked to forms of repression lived in the helping relations. My findings confirm what recent literature on asylum highlighted, i.e. an overlapping of compassion and repression whereby the reduction of women asylum seekers to mere body/bare life justified a precise ethical and moral project. I explore the question of the subject and the dynamics of power that shape it in vulnerable and suffering conditions, using the concepts of subjectivity and subjection as defined by feminist theories and in recent anthropological reflections on violence.