Mariano Fresta — La Val d’Orcia: ovvero, l’invenzione di un paesaggio tipico toscano

Abstract

Nel 2004 la Val d’Orcia, nel sud della provincia di Siena, è stata proclamata dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”, con motivazioni che sembrano non voler tenere di conto la reale storia di quel territorio. L’articolo si propone di ricostruire la vicenda secolare della val d’Orcia a cominciare dal 1700, quando essa era attraversata dai fruitori della via Francigena e dai signori che effettuavano il loro gran tour, ai quali si presentava, come ci dicono le loro testimonianze, come un territorio ostile, improduttivo e squallido alla vista. Si accenna, poi, ai grandi lavori di trasformazione fondiaria del Novecento, per giungere ai giorni nostri in cui la valle si presenta come uno dei paesaggi più ameni di tutta la Toscana, richiamando ogni anno decine di migliaia di turisti e di villeggianti.

In 2004 the Val d’Orcia, in the southern province of Siena, has been declared by UNESCO “World Heritage”, for reasons that do not seem to want to keep account of the real story of that territory. The article aims to reconstruct the secular affairs of the Val d’Orcia, starting from 1700, when it was crossed by the users of the Via Francigena and the gentlemen who carried out their grand tour, to which it appeared, as they tell us their stories as a hostile territory, unproductive and dreary sight. It is mentioned, then, to the great work of land transformation of the twentieth century, to the present day where the valley is presented as one of the loveliest landscapes of Tuscany, recalling every year tens of thousands of tourists and vacationers.