Abstract
Questo articolo prende le mosse da un recente dialogo fra Giorgio Baratta e Alberto M. Cirese, riguardo il concetto di cultura popolare in Gramsci. Negli anni ’60, Cirese aveva utilizzato i Quaderni dal carcere per fondare una nuova disciplina, la demologia, interessata allo studio del folklore come forma di cultura subalterna. La sua lettura di Gramsci accentuava l’autonomia dei momenti anti-egemonici, sul piano culturale come su quello politico, contro la tradizione del “centralismo democratico”. Quella scelta ebbe successo nel sostenere la legittimità e lo status accademico delle discipline antropologiche; tuttavia nel lungo periodo l’isolamento delle “culture subalterne” da quelle “egemoniche” non ha consentito di comprendere le forme della circolazione culturale nelle società di massa.
The starting point of this paper is a recent dialogue between Giorgio Baratta and Alberto M. Cirese, concerning Gramscian notion of popular culture. In the 1960s, Cirese used The Prison Notebooks to establish a new discipline, called “demologia”, focused on the study of folklore as subaltern culture. Reading Gramsci, Cirese stressed the cultural as well as political autonomy of anti-hegemonic spaces, opposing the tradition of so-called “democratic centralism”. This interpretation was fully successful in legitimating and sustaining the academic status of anthropol0gy in Italian academy. But in the long term, isolating “subaltern” from “hegemonic” cultures, demologists were not allowed to understand the new forms of cultural circulation in mass societies.