Alessandro Simonicca — Iperleggibilità di Gramsci

Abstract

Il saggio intende sondare la validità di alcune tesi del Gramsci dei Quaderni del carcere, passando attraverso le coordinate nazionali e internazionali, quali emergono dalla lettura incrociata che ne fanno Giorgio Baratta e Alberto Cirese, rispettivamente dal punto di vista filosofico e antropologico. Il nucleo centrale dell’intervento ruota attorno al ruolo teorico che svolge la dialettica delle categorie della quantità e della qualità all’interno dell’epistemologia delle scienze umane e sociali, e a quanto ciò possa valere per ricostruire la più matura convinzione gramsciana circa il rapporto fra conoscenza e politica. Il Gramsci che ne emerge è un pensatore molto più hegeliano di quanto si pensi e molto meno riducibile al modello politicistico cui lo hanno condannato gli schieramenti ideologici postbellici. Si sottolinea in particolare la capacità di innovare la stessa teoria della conoscenza e di avanzare per l’oggi forti proposte per quanto riguarda la fondazione degli studi demoetnoantropologici italiani e la delimitazione di una “antropologia dell’Italia”.

The paper aims to explore the validity of some thesis of Gramsci’s Prison Notebooks, passing through the coordinates national and international, as they emerge from the cross-reading that make Giorgio Baratta and Alberto Cirese. The core of the intervention revolves around the theoretical role that plays the dialectic of the categories of quantity and quality within the epistemology of the humanities and social sciences, and how this can apply to rebuild a more mature Gramsci’s belief about the relationship between knowledge and politics. The Gramsci that emerges is a thinker much more Hegelian and much less reducible to the unilateral political model which have condemned the postwar ideological camps. It should be noted in particular the ability to innovate the same theory of knowledge and to suggest, to today, strong proposals with regard to the foundation of the “demoethnoanthropological” Italian studies and the demarcation of a “anthropology of Italy”.