Luciano Arcella — La cultura positivista e l’invenzione del mito spiritista nella metropoli brasiliana

Abstract

Rio de Janeiro, metropoli del sud del Brasile, vide sorgere, a partire dagli anni Trenta del ventesimo secolo, un nuovo culto di possessione, l’Umbanda. Questa, basata su principi evoluzionisti in armonia con le idee progressiste di una classe media in crescita, si opponeva al ritualismo tradizional-africano del Candomblé praticato da una ristretta comunità per lo più emarginata. La nuova espressione religiosa, nell’esigenza di costruire un sistema organico, si basava sul modello europeo offerto dal positivismo e dal kardechismo, quale scienza sperimentale del sovrasensibile. Inoltre, in base alle esigenze economiche della popolazione urbana, semplificava il rituale e aveva pieno successo rispetto al Candomblé, fino a che, a partire dagli anni Ottanta, sorgeva l’esigenza di evocare un primitivismo magico mediante una ricchezza rituale finalizzata a sfuggire all’essenziale razionalismo della modernità.

Rio de Janeiro, metropolis of South Brazil, at the beginnings of XX century, saw the rising of a new possession cult: Umbanda. This, based on evolutionistic principles suited to the increasing middle class, represented a drastic opposition to traditional African cult called Candomblé, practiced by an emarginated class of society. The people of Umbanda, in order to build an organized religious system, took its model from European positivism and kardecism, like experimental science of supersensible. Therefore, according to economic need of urban environment, Umbanda simplifies the ritual and gets a large success, until appears a new demand: to reweave through a rich ritualism, the lost magic primitivism, in order to escape the essential rationalism of modernity.