Antonio Fanelli — Il canto sociale come ‘folklore contemporaneo’ tra demologia, operaismo e storia orale

Abstract

La ridefinizione dell’oggetto di studio della demologia in Cultura egemonica e culture subalterne portava Alberto M. Cirese a scorgere nel filone di studi sul canto sociale e politico, inaugurato da Gianni Bosio, Roberto Leydi e dal Nuovo Canzoniere Italiano, un impianto critico e storico-filologico in grado di aggiornare la tradizione folklorica ancorandola alla contemporaneità. Il canto sociale come nuovo folklore nell’epoca del protagonismo delle classi popolari nella vita politica invece della considerazione dei prodotti della cultura di massa e della loro diffusione tra i ceti popolari, attorno a questo nodo problematico verte questo articolo che rivolge una particolare attenzione alle ricerche sul canto sociale, dai tentativi ciresiani di ricondurre questo filone di studi dentro la demologia, alle spinte politiche che porteranno invece i ricercatori del Nuovo Canzoniere Italiano a muoversi tra operaismo e storia orale, in una temperie culturale e militante che ha avuto per lungo tempo in Cirese uno dei punti di riferimento.

While redefining in CECS the object of folklore studies (or demology), Alberto M. Cirese takes into account the line of research on social and political songs, based on the works of Gianni Bosio, Roberto Leydi and the Nuovo Canzoniere Italiano (NCI). In such scholars, he saw a critical and philological-historical approach, able to update Italian folkloric tradition. In the 1960s and 70s, social songs were valued as a new and progressive form of folklore, in the wave of the growing role of subaltern classes in political life. At the same time, scholars disregarded pop culture, showing little interest for the mass-market products and their diffusion among working and middle classes. In this paper, I discuss the topic of social songs in two different perspectives. On the one hand, Cirese’s attempt to include this folk genre in the academic field of demologia; on the other hand, the political engagement of NCI’s intellectuals, who were moving between militant ‘workerist’ marxism and the practice of oral history.