Abstract
Nel saggio si ricostruiscono e discutono i filoni e gli orientamenti che complessivamente costituivano le eredità su cui si fondava la visione della scienza demologica elaborata da Cirese agli inizi degli anni Settanta del Novecento, che trovava la sua rappresentazione nel manuale Cultura egemonica e culture subalterne (1973). Tali eredità, che facevano della demologia una scienza consolidabile e non certo improvvisa, si possono disarticolare in almeno quattro filoni: a. gli studi di ispirazione filologica e letteraria, riconoscibile lungo la linea cronologicamente segnata da studiosi come Nigra, Barbi, Vidossi, Santoli, fino a Bronzini e allo stesso Cirese degli studi sulla poesia popolare e delle ragioni metriche; b. i tentativi di fondare una disciplina autonoma e nazionale, per via soprattutto empirica, ricorrendo anche a strumenti quali riviste, collane, manuali, mostre, individuabili nell’attività di ricerca, organizzazione degli studi e divulgazione svolta da figure come Pitrè, Loria, Toschi; c. gli influssi che negli studi italiani erano stati esercitati da scuole e orientamenti europei, quali il comparativismo – evoluzionistico e diffusionistico – tardo ottocentesco, la linguistica saussuriana, il funzionalismo folklorico di Van Gennep e Marinus, lo strutturalismo di Lévi-Strauss, e altri ancora; d. gli approcci di tipo socio-culturale che trovavano, in una dimensione storicistica che obbligava anche a un necessario confronto con le posizioni di Croce, la loro matrice teorica nelle Osservazioni sul folclore di Gramsci, la loro maggiore applicazione nelle indagini di de Martino e un loro ulteriore riferimento nelle ricerche militanti, dentro e fuori il contesto accademico, degli anni Sessanta e Settanta del XX secolo.
This essay reconstructs and discusses the tendencies and perspectives that contributed to shape the foundations on which in the early seventies of the twentieth century Cirese constructed the vision of a science of folklore that he expressed in the volume Cultura egemonica e culture subalterne (1973). These earlier legacies pictured folklore as a not at all improvised science that could be consolidated and they correspond to at least four trends: a. studies inspired by literature and philology – especially developed by Nigra, Barbi, Ridossi, Santoli, Bronzini and Cirese himself, who studied popular poetry and metrics; b. earlier attempts to found an autonomous, national discipline – especially carried out empirically, via journals, book series, handbooks, and exhibitions – that characterized the research, organization and dissemination activities of scholars like Pitré, Loria, and Toschi; c. the influence over Italian scholars of European Schools and tendencies like those of late nineteenth century (evolutionist and diffusionist) comparativism, saussurean linguistics, Van Gennep’s and Marinus’ folkloric functionalism, Lévi-Strauss’ structuralism, and others; d. socio-cultural approaches based on Gramsci’s Observations on Folklore and linked to Croce’s positions which were especially practiced by de Martino and were also related to the radical inquiries that were common, within and without Universities, in the sixties and seventies of the twentieth century.