Abstract
L’opera di Gramsci ha avuto importanti elaborazioni nella filosofia politica latinoamericana. Lo sviluppo dei concetti di ‘egemonia’ e ‘folklore’ nell’ambito delle scienze sociali e degli studi culturali in America Latina è invece meno noto al pubblico italiano. Il principale animatore della feconda stagione gramsciana dedicata alla cultura popolare è stato l’antropologo Cirese, e l’iniziale centro di diramazione della stessa è stata Città del Messico, che dal 1979 al 1982 lo ha visto protagonista di intensi seminari e dibattiti tra antropologi, sociologi della cultura, scienziati della comunicazione. Zanotelli ricostruisce il contesto intellettuale, politico e culturale all’interno del quale si colloca l’inedita figura del Cirese messicano, per certi versi divergente dall’immagine di ‘normalizzatore’ della demologia, segnalando gli esiti innovativi per le scienze sociali che quella vicenda ha prodotto.
Gramsci’s work has had important applications in the Latin American political philosophy. Instead, the development of the concepts of hegemony and folklore in the social sciences and cultural studies in Latin America is rather less known to the Italian public. The anthropologist Alberto M. Cirese was the main animator of Gramsci’s prolific season dedicated to popular culture. The initial center of ramification of that was Mexico City, which from 1979 to 1982 saw him as the protagonist of intense workshops and discussions between anthropologists, sociologists of culture, communication scientists. Zanotelli reconstructs the intellectual, political and cultural context within which the unprecedented figure of the ‘Mexican Cirese’ lies. This research reveals, to some extent, a divergent image of the intellectual, usually portrayed as the ‘normalizer’ of Gramscian folklore, signalling the innovative outcomes for overseas sciences.