Abstract
Questo saggio è frutto di una ricerca di antropologia urbana, svolta tra 2011 e 2012 nel rione romano di Testaccio. Facendo uso sia di rappresentazioni discorsive che di rappresentazioni grafiche – tra cui quelle che Kevin Lynch chiamava «mappe mentali» – esso esplora il rapporto tra lo spazio urbanistico e il «senso del luogo» espresso dagli abitanti. Si passa quindi dall’osservazione delle pratiche sociali, alla definizione, da parte degli stessi cittadini, delle caratteristiche di fondo del rione, nei suoi luoghi più significativi come in quelli ‘muti’ e inutilizzati. Attraverso l’analisi degli usi quotidiani dello spazio da parte della cittadinanza vengono anche alla ribalta le trasformazioni urbanistiche, residenziali e commerciali che negli ultimi decenni hanno portato un rione storicamente popolare e operaio a diventare luogo di un abitare costoso e pregiato. Dall’apparente compattezza e omogeneità dell’immagine di Testaccio emergono quindi gli stili di vita e le idee di città di popolazioni urbane differenti e alcuni nodi della loro complessa convivenza.
This paper is based on a research in urban anthropology, carried out between 2011 and 2012 in the Testaccio district of Rome. Using both discursive and graphic representations – including Kevin Lynch’s «mental maps» – it explores the relationships between urban space and the «sense of place» expressed by social actors. On the one hand, the research is based on direct observations of social practices; on the other, the author tries to understand how the citizens themselves define the basic characteristics of the district – its most significant places as those ‘dumb’ and unused. Analysing everyday uses of space, the paper sheds also light on recent processes of urban, residential and commercial change; a gentrification process which in a few decades transformed a historically popular and working-class district into an expensive and almost elitarian place to live. In the light of ethnographic analysis, the compactness and homogeneity of Testaccio appears as a kind of myth: it is the place of a complex cohabitation of different urban populations, with different lifestyles and ideas of what a city is and should be.