Sergio Dalla Bernardina — Quando due miti s’incontrano: il cacciatore ecologo e il ritorno del buon selvaggio

Abstract

Nel complesso dibattito contemporaneo in materia ambientale spiccano due immagini antitetiche dell’attività venatoria. L’una, più diffusa, demonizza il cacciatore, rappresentandolo come una sorta di anacronismo vivente. L’altra insiste invece sulle virtù ‘bucoliche’ della caccia tradizionale (diventata oggi caccia di selezione). Il mito del ‘Cacciatore ecologo’, per così definirlo, è il punto di convergenza di vari desideri: quello degli antropologi europeisti, che hanno trovato comodo ispirarsi all’antropologia extra-occidentale per descrivere il cacciatore tradizionale. Il desiderio delle associazioni venatorie, che attendevano da tempo un racconto legittimante. Il desiderio dei giornalisti che, per sedurre i loro lettori, hanno divulgato i cliché esotizzanti. Il desiderio del cacciatore, infine, che scopre con fierezza, senza averlo mai lontanamente sospettato, di essere da sempre un protettore dell’ambiente. Il mito, si sa, non si limita a rendere intelligibile il mondo, contribuisce alla sua strutturazione.

In the intricate contemporary debate on environmental issues two antithetical images of the practice of hunting stand out. The most popular of these images demonizes the hunter in portraying him as a kind of living anachronism. The other, instead, insists on the ‘bucolic’ virtues of traditional hunting (that has today become a selective hunting). The myth of the ‘Ecological Hunter’, so to say, has become the point of convergence of many desires: that of Europeanist anthropologists, who found it valuable to take inspiration from non Western anthropology in order to describe the traditional hunter. The wish of the hunting associations that have long waited for a legitimate narration. The journalists’ desire, who have disseminated exotic clichés in to seduce their readers. The wish of the hunter that in the end discovers—without ever had the furthest suspect— to have always been a defender of the environment. The myth, as it is known, does not only make the world intelligible, but shapes its making.