Abstract
In molte culture mediterranee, la pratica sociale dell’esposizione in pubblico del lenzuolo dopo la prima notte di nozze trasformava un oggetto di uso quotidiano e intimo per eccellenza in un medium tabù. Ambiguo per sua stessa natura in quanto immaginato quale oggetto di bianco candore su cui avvengono atti necessari, resi impuri dall’esposizione, esso diveniva strumento di delazione in modo particolare rispetto alla donna. Forse per questa ragione, le artiste donne più degli artisti uomini, ai quali pure il lenzuolo bianco offre una tabula rasa su cui creare atti poetici, sentono la necessità di riconfigurare e ricontestualizzare quella pratica sociale all’insegna di un ingentilimento della storia simbolica dell’oggetto, come avviene nelle tre riscritture artistiche qui esaminate: La pagina bianca di Karen Blixen (1957), i Racconti del Lenzuolo di Maria Lai (1984) e Gnanca una busìa di Clelia Marchi (1985).
Public bed sheet exposure after the first wedding night, a socio-cultural practice in use for a long time in most of the Mediterranean cultures, transformed an intimate object thing of everyday usage into a taboo-medium. Its own ambiguous nature, shifting between the pure whiteness and the impurity gained through its exhibition, transforms it into an instrument of accusation, especially towards women. Maybe for this reason women-artists more than men-artists, for whom also the white bed sheet is a tabula rasa, feel the need to rewrite and re-contextualize the practice of the sheet exposure by softening the sheet’ s symbolic history, as acknowledged by the three female artistic re-writings we shall analyse: Karen Blixen in The Blank Page (1957), Maria Lai in Racconti del Lenzuolo [“Bed Sheets Tales”, 1984] and Clelia Marchi in Gnanca una busìa [“Not even a lie”, 1985].