Cristiano Tallè — L’anatomia del paesaggio fuor di metafora. L’uso dei termini anatomici negli enunciati locativi in Ombeayiüts (Oaxaca, Messico)

Abstract

Nell’articolo qui proposto presenterò alcune riflessioni riguardanti la codificazione anatomica delle forme del paesaggio e delle relazioni spaziali nello Huave/ombeayiüts di San Mateo del Mar (Oaxaca, Messico). Già Cardona nelle sue ricerche etnolinguistiche nell’area risalenti agli anni ’70/’80 del secolo scorso, aveva osservato come nello Huave, al pari che in molte altre lingue mesoamericane e più in generale amerindiane, l’uso della terminologia anatomica fosse esteso ben oltre i limiti del corpo umano a codificare forme e relazioni spaziali di enti inanimati, tanto artefatti come ‘naturali’. A partire dallo stesso campo (San Mateo del Mar) e dallo stesso tema (le terminologie anatomiche), ma sulla base di ricerche etnografiche aggiornate, il presente saggio intende rinnovare ed al tempo stesso superare il ‘classico’ approccio tassonomico e lessicografico della cosiddetta ‘etnoscienza’, dialogando in prospettiva interdisciplinare con alcune prospettive teoriche più recenti tanto della linguistica antropologica (la linguistica cognitiva di Levinson, l’etnografia del parlato e la teoria dell’enunciazione) quanto dell’antropologia culturale, con forti radici nella letteratura etnografica americanistica (come il prospettivismo di Viveiros de Castro, l’ontologismo e la teoria dell’embodiment). L’analisi etnolinguistica degli enunciati locativi in Huave/ombeayiüts qui presentata propone di guardare al di là della classica lettura metaforica solitamente avanzata come spiegazione standard dell’uso dei termini anatomici oltre i limiti dell’umano e dell’animato, così pervasivo in tante lingue-culture amerindiane.

In this article I will present some reflections on the anatomical codification of landscape forms and space relations in the Huave/ombeayiüts of San Mateo del Mar (Oaxaca, Mexico). Cardona in his ethnolinguistic research in the area of the 1970s / 1980s, had observed that in Huave, as in many other Mesoamerican and Amerindian languages, the use of anatomical terminology was extended far beyond the limits of the human body to codify forms and spatial relationships of inanimate entities, as artifacts as ‘natural’. Starting from the same field (San Mateo del Mar) and the same theme (the anatomical terminology), but on the basis of up-to-date ethnographic research, this essay intends to renew and at the same time overcome the ‘classic’ taxonomic and lexicographic approach of the so-called ‘Ethno-science’, engaging in interdisciplinary dialogue with some recent theoretical perspectives of anthropological linguistics (Levinson’s cognitive linguistics, ethnography of speech, and the theory of enunciation) and cultural anthropology, with strong roots in American ethnographic literature (Viveiros de Castro’s perspectivism, ontologism and the theory of embodiment). The ethnolinguistic analysis of the locative statements in Huave/ombeayiüts presented here proposes to look beyond the classic metaphorical reading usually advanced as standard explanation of the use of anatomical terms beyond the limits of the human and of the animated, so pervasive in many Amerindian languages-cultures.