Pietro Clemente — L’archivio di Luisa Orrù e il tempo delle polifonie orali

Abstract

A seguito del convegno Giornate di studio in ricordo di Luisa Orrù che si è svolto a Cagliari il 26 e 27 ottobre 2017 «Lares» ha deciso di dedicare alcune sue pagine a illustrare Asdalo, l’Archivio Sonoro Demo-Antropologico fondato dall’antropologa sarda Luisa Orrù e ora dedicato alla sua memoria. L’autore, ripercorrendo i percorsi di ricerca (e di vita) condivisi con Orrù, fornisce uno spaccato degli stimoli intellettuali e scientifici che hanno caratterizzato la loro formazione (da Rudolf Schenda a Dunja Rithman, da Maurizio Catani fino a Dan Sperber, Clifford Geertz e Jan Starobinski) e ricostruisce la fortunata stagione italiana di studi sulle fonti e sulla storia orale degli anni Ottanta, concentrandosi in particolare sul ruolo avuto dalla rivista «Fonti orali». Le scelte di Orrù e la nascita dell’archivio Asdalo vengono inserite in uno specifico periodo e clima storico in cui creare un archivio significava, soprattutto, contribuire a restituire la polifonia di voci della «umane dimenticate istorie» di demartiniana memoria.

After the conference in memory of Luisa Orrù held in Cagliari the 26th and 27th of October 2017, «Lares» has decided to devote a few pages to illustrate Asdalo, the Auditory Demo-Anthropological Archive founded by the Sardinian anthropologist Luisa Orrù and now dedicated to her memory. The author, retracing his research (and life) trajectories shared with Orrù, offers a cross section of the intellectual and scientific stimuli that characterised their education (from Rudolf Schenda to Dunja Rithman, from Maurizio Catani to Dan Sperber, Clifford Geertz e Jan Starobinski) and retraces the ’80s prolific Italian season of studies on oral history and sources, focusing especially on the role of the journal «Fonti orali». The choices of Orrù and the creation of the Asdalo archive are contextualised in a specific moment in history in which creating an archive meant contributing to surface the multiplicity of voices of the «umane dimenticate istorie», as Ernesto De Martino used to say.