Abstract
A partire da un esempio etnografico salentino e in riferimento al percorso di ricerca di Luisa Orrù e Pietro Clemente, l’articolo presenta alcune riflessioni sulla rilevanza dello sguardo antropologico in rapporto agli archivi. Si cerca di illustrare come gli archivi centrali degli studiosi e quelli periferici degli studiati posseggano tratti comuni: la produzione della memoria, il rapporto riflessivo con il passato, la costruzione di autorità e autorevolezza. Entrato a far parte in maniera determinante dei fenomeni patrimoniali contemporanei, l’archivio si è posto quale motore delle dinamiche sociali territoriali e delle azioni politico-culturali a carattere valorizzante. Secondo l’Autore, le voci classificate negli archivi non sono mai neutrali: affinché siano restituite alla cultura pubblica occorre metterle in relazione a una critica antropologica del loro contenitore.
Moving from a Salento ethnographic vignette and on the tracks of Luisa Orrù and Pietro Clemente’s research path, the articles carries out some reflections on the relevance of the anthropological gaze toward the archives. It tries to illustrate how the central archives of the observers and the peripheral ones of the observed possess common traits: the production of memory, the reflexive relationship with the past, the construction of authority and authoritativeness. Having relevantly entered into the contemporary heritage discourse, archives positioned itself as a driving force of social dynamics and cultural policies of heritagization. According to the Author, voices classified in the archives are never neutral: in order to be integrated to a common public culture, they need to be related to an anthropological critique of the archives’ framework.