Pietro Angelini — Cirese inedito: i «succhi umani» che alimentarono e frenarono lo scontro con de Martino

Abstract

Il contributo presta la maggiore attenzione alla sezione più ampia degli inediti di Cirese qui presentati, ossia il carteggio intercorso tra lui ed Ernesto de Martino; e si chiede per quale ragione in tale carteggio non vi sia ombra di uno scontro teorico, malgrado la distanza delle metodologie praticate e malgrado che tra i due si fosse acceso, a livello deontologico, un forte dissidio, destinato con gli anni ad acuirsi ed a trovare una relativa pace solo con la morte di de Martino. Il «gesto atroce» alla base del conflitto umano e deontologico tra i due fu, come sappiamo, lo ‘scippo’ della ricerca sui lamenti funebri operata da de Martino mentre Cirese era a Parigi a lavorare sullo stesso generalissimo argomento. Atroce perché Cirese a più riprese ha parlato di una ricerca iniziata in comune. In questo articolo, preferisco al termine ‘scippo’ il termine ‘spallata’, in quanto dal pro-memoria steso da Cirese nel 1953 risulta abbastanza chiaro che la ricerca era ancora agli inizi e si muoveva sui binari della Scuola sociologica francese. La recensione a Morte e pianto rituale si interrompe proprio là dove il conflitto con il metodo di de Martino potrebbe spingersi alla pars costruens – e questo particolare ci rimanda alla questione più generale della riluttanza di Cirese a misurarsi sul piano teorico con de Martino, perlomeno lui vivente – limitandosi a lanciare, nel migliore dei casi, ‘frecciatine’ non argomentate. Questa riluttanza fa parte, si dice nel presente articolo, della logica della ‘cordata’: una logica palesemente imposta da de Martino, ma inizialmente accettata come ovvia da Cirese e forse troppo tardi contestata. Le divergenze teoriche tra questi due studiosi verranno alla superficie solo negli anni Settanta e Ottanta, quando Cirese si troverà al comando di altre e diverse cordate.

This essay focuses on the widest section of Cirese’s unpublished works, which is his correspondence with de Martino. It inquiries into the reasons of the absence of a theoretical confrontation despite the differences between these two methodologies and despite the presence of an intense deontological disagreement which worsen as the years went by and was mitigated only after the death of de Martino. The «atrocity» behind their human and deontological conflict was caused, as we know, by de Martino, because he ‘stole’ the research idea about funeral laments while Cirese was in Paris working on the same project. It was an atrocity because, as Cirese stated more than once, at the beginning, the research was shared between the two. In this essay I prefer the verb ‘to shove’ rather than ‘to steal’ because, according to Cirese’s memorandum written in 1953, it is quite clear that his research was still at the beginning and he was following the direction of French sociology. Cirese’s review of Morte e pianto rituale ends when the pars construens of his critique could have started. This detail brings us back to Cirese’s reluctance to compete theoretically with de Martino, at least when he was alive, limiting himself to ‘zingers’ without any explanation, at best. This reluctance, as stated here, is based on the feeling of belonging to the same intellectual and political group. This type of logic was clearly imposed by de Martino, but at the beginning Cirese accepted it as a matter of fact. Maybe it was too late when he contested it. The theoretical disagreements between these two scholars will emerge only in the Seventies and Eighties when Cirese is overseeing other ‘groups’.