Abstract
I preziosi documenti dell’Archivio Cirese, custodito dalla Fondazione Varrone di Rieti, consentono di chiarire alcuni nodi cruciali della lunga e intensa relazione intellettuale fra Alberto Mario Cirese ed Ernesto de Martino. Il carteggio, in gran parte inedito, scandisce una fitta trama di progetti, scambi di idee e polemiche personali lungo un arco cronologico che va dal 1951 al 1965. Le fonti ci mostrano in controluce la tensione e la ricchezza intellettuale che animava i dibattiti scientifici e le polemiche intellettuali e politiche relative agli studi storici e etnologici sulle culture popolari delle classi subalterne del Meridione. In particolar modo i materiali d’archivio precisano alcuni momenti cruciali dello studio di Cirese sulla lamentazione funebre, che ebbe l’iniziale sostegno di de Martino ma si interruppe definitivamente poco tempo dopo. Infatti le inchieste lucane aprirono tale campo di studio all’etnologo napoletano e crearono le condizioni per una rottura polemica di Cirese con il gruppo di giovani studiosi riunito attorno alla figura di de Martino nel Centro Etnologico Italiano. In seguito, l’incontro all’Università di Cagliari fu l’occasione per dirimere i problemi sorti in precedenza e per dar vita a interessanti forme di collaborazione (per convegni scientifici e per progetti editoriali) e a nuove animate discussioni di natura teoretica ed epistemologica fra la prospettiva storicista demartiniana e l’apertura ciresiana allo strutturalismo. Non è un caso che dai loro carteggi emergano le formulazioni ancora embrionali di concetti cruciali del pensiero demartiniano, come la destorificazione mitico-rituale e l’etnocentrismo critico.
The precious sources of the Cirese Archives, managed by the Varrone Foundation in Rieti, allow us to clarify some crucial issues of the long and intense intellectual relationship between Alberto Mario Cirese and Ernesto de Martino. The correspondence, largely unpublished, marks a dense network of projects, exchanges of ideas and personal polemics along a chronological period that goes from 1951 to 1965. The sources show the intellectual richness that animated scientific and political debates in postwar Italian anthropology, mainly focused on the popular cultures of Southern subaltern classes. In particular, archival materials clarify some crucial moments of Cirese’s study of the ritual mourning lament, which had the initial support of de Martino, but went to a sudden stop shortly thereafter. In fact, de Martino himself began study this cultural phenomenon in his fieldwork in Lucania, causing a polemical break of Cirese with him and the group of young scholars gathered around the Italian Ethnological Center. Later, the meeting at the University of Cagliari was an opportunity to settle the conflict, and to create interesting forms of collaboration (for scientific meetings and publishing projects) and new animated discussions of theoretical and epistemological nature between the demartinian historicist perspective and the Ciresian openness to structuralism. Indeed, in their correspondence we can see the still embryonic emergence of some crucial concepts of demartinian thought, such as “mythic-ritual destorification” and “critical ethnocentrism”.