Abstract
Attività mineraria e mondo degli spiriti non sono di per sé inconciliabili: il loro rapporto dipende in buona parte dalle posizioni che assumono le popolazioni locali nei confronti dei progetti minerari e delle società che vogliono intervenire sul suolo. In questo senso, la recente svolta industriale degli indipendentisti kanak della Nuova Caledonia si rivela un terreno fertile attraverso cui osservare come il capitalismo minerario venga addomesticato e riconcettualizzato a partire dalla complessa relazione essere umano-ambiente. Il presente articolo, analizzando da un punto di vista antropologico i modi in cui si negozia la coesistenza pacifica e ‘produttiva’ tra l’attività estrattiva e gli spiriti della montagna, mira a superare un’idea di cultura ed economia come esistenti al di fuori in uno specifico contesto di riferimento.
Mining and the world of spirits are not in themselves irreconcilable: their relationship largely depends on the positions that local populations take towards mining projects and companies that want to intervene on the soil. In this sense, the recent industrial turn of the Kanak independentists of New Caledonia proves to be a fertile ground through which observe how mining capitalism is domesticated and reconceptualized starting from the complex human-environment relationship. Analyzing from an anthropological point of view the ways in which peaceful and ‘productive’ coexistence is negotiated between mining and mountain spirits, the present article aims at overcoming an idea of culture and economy as existing outside the environment.