Abstract
Questo articolo si incentra sul concetto di zona di frontiera come termine critico centrale dell’opera di David Chidester. Intesa come un luogo in cui la differenza è articolata, incontrata e governata, quella zona di frontiera è una nozione produttiva e generatrice di intuizioni. La sua utilità riguarda non solo lo studio degli ambienti coloniali in cui si è sviluppata la conoscenza accademica sulla religione in Africa attraverso l’introduzione della religione come categoria, ma anche lo studio della pluralità religiosa nelle città europee contemporanee, a cui qui si propone di avvicinare quali nuove zone di frontiera postcoloniali.
This article focuses on the concept of the frontier zone as a central critical term in Chidester’s oeuvre. Understood as a site where difference is articulated, encountered, and governed, the frontier zone is a productive, insight-generating notion. Its usefulness pertains not only to the study of colonial settings in which scholarly knowledge about religion in Africa took shape via the introduction of religion as a category, but also to the study of religious plurality in contemporary European cities, which is here proposed to approach as new postcolonial frontier zones.