Anna Iuso — Quindici donne nella storia. Memoria, futuro e nostalgia dell’89 rumeno a trent’anni dalla caduta di Ceausescu

Abstract

La caduta del muro di Berlino è stata un’epocale frattura storica che ha trascinato con sé, fra l’altro, la dittatura di Ceausescu. Crollato anch’egli nel 1989, ha lasciato dietro di sé un Paese stremato che in pochi anni ha dovuto gestire la transizione dalla dittatura alla democrazia, dal comunismo al neoliberismo. Ma il 1989 è stato anche l’anno che simbolicamente e concretamente ha sancito la fine delle utopie, il cambiamento del nostro regime di storicità, il crollo di grandi memorie organizzatrici. Come si è fatta, nel concreto, e negli interstizi del quotidiano, questa transizione? Quest’articolo presenta una ricerca in corso, basata su uno scambio epistolare che si è dipanato fra 15 donne, una francese e 14 rumene, fra il 1990 e il 1995. Dalle settimane successive alla Rivoluzione fino all’acquietarsi della transizione, queste lettere sono un prezioso spaccato sulla realtà rumena post-rivoluzionaria e restituiscono, nel concreto farsi dei giorni, la fine delle utopie e l’ingresso nella nostalgia del futuro.

The fall of the Berlin wall was an epochal historical fracture that dragged with it, among other things, the dictatorship of Ceausescu. Also collapsed in 1989, he left behind an exhausted country that in a few years had to manage the transition from dictatorship to democracy, from communism to neoliberalism. But 1989 was also the year that symbolically and concretely sanctioned the end of utopias, the change in our historic regime, the collapse of great organizing memories. How was this transition made, in practice, and in the interstices of everyday life? This article presents an ongoing research, based on an exchange of letters that took place between 15 women, one French and 14 Rumanians, between 1990 and 1995. From the weeks following the Revolution to the quieting of the transition, these letters give a precious insight into the Romanian post-revolutionary reality and return, in the concrete becoming of the days, the end of utopias and the entrance into nostalgia of the future.