Abstract
Frutto di una ricerca sul campo svolta sulle pratiche archeologiche universitarie a Roma e nel Lazio meridionale, il saggio affronta il tema della perdita di un genitore e del relativo cordoglio a partire dalle storie di vita di due giovani archeologhe. Entrambi i casi di studio sono accomunati dalla necessità di far passare al valore la tragica perdita e in questo processo assume un ruolo centrale la quotidiana ricostruzione di un legame continuativo con il defunto che mostri anche la capacità individuale di scegliere, manipolare e personalizzare cornici tradizionali e comportamenti fortemente innovativi. In questo quadro, le logiche e le pratiche archeologiche, col relativo repertorio di risorse simboliche e materiali, favorisce la ricostruzione di una quotidiana esperienza del tempo e dello spazio in cui è possibile individuale un motivo comune caratterizzante, un senso dello scorrere del tempo capace di fronteggiare lo svolgersi inopinato del mondo e delle sue forze distruttive.
The essay addresses the theme of the loss of a parent and its bereavement starting from the life stories of two young archaeologists meet during my fieldwork among some University archaeological excavation in Rome and Lazio region. Both case studies seem to express the need to make sense of a tragic loss cultivating continuing bonds with the deceased. In this process the individual’s ability to choose, manipulate and characterize both traditional and innovative frames of behaviors takes on a central role. Archaeological knowledge and practices, with the relative repertoire of symbolic and material resources, make possible the reconstruction of a daily experience of time and space in which emerges a persistent meaning coping to unexpected flow of the world and its destructive forces.