Fabiana Dimpflmeier — Raffaele Pettazzoni e James G. Frazer. Per una rifondazione degli studi folklorici in Italia (1923-1929)

Abstract

A partire dalla prima traduzione italiana della editio minor del Ramo d’oro di James G. Frazer uscita a cura di Lauro De Bosis nel 1925, l’articolo analizza i rap­porti tra antropologia italiana e britannica negli anni Venti e il loro concretizzarsi in un utilizzo strategico di Frazer in chiave di (ri)fondazione disciplinare. Spentosi Paolo Mantegazza, nume tutelare della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia di Firenze, tramontato il progetto etnografico di Lamberto Loria, passati i difficili anni della Prima Guerra Mondiale, la variegata comunità antropologica che si raccoglie soprattutto attorno alla Società Romana di Antropologia – e in primis Raffaele Pettazzoni, che nel 1929 ne sarebbe divenuto presidente – durante i primi anni del fascismo guarda oltremanica a una ormai consolidata tradizione antropologica alla ricerca di punti di riferimento teorici e (nuovi) padri fondatori.

Starting from the first Italian translation of the editio minor of James G. Fra­zer’s Golden Bough published by Lauro De Bosis in 1925, the article analyses the relationships between Italian and British anthropology in the 1920s and their ma­terialization in the strategic use of Frazer in terms of disciplinary (re)-founda­tion. After the death of Paolo Mantegazza, tutelary deity of the Italian Society of Anthropology and Ethnology of Florence, the fading of Lamberto Loria’s eth­nographic project, and the difficult years of the First World War, the variegated anthropological community that gathered around the Roman Society of Anthro­pology – and in first and foremost Raffaele Pettazzoni, who in 1929 would become its president – during the early years of Fascism looked overseas to a consolidated anthropological tradition in search of theoretical points of reference and (new) founding fathers.