Abstract
Oggetto del mio articolo è la figura di Gaetano Pieraccini (1864-1957), la cui formazione medica avvenne in età tardo-positivistica. Ai principi e alle direttive di quella cultura sarebbe rimasto fedele ancora a metà Novecento. Connessa a questa perseveranza, spicca la sua durevole passione per i fenomeni dell’ereditarietà fisica e psichica, studiati dapprima in tredici generazioni della casata dei Medici, per trovare dati sull’insorgere e trasmettersi di patologie e per formulare leggi biologiche eredo-familiari. All’interesse storico-antropologico s’intreccia la ricerca eugenica di provvedimenti a difesa della società. Nonostante l’antifascismo socialista di Pieraccini, mai dissimulato, si possono rilevare consonanze con alcuni aspetti della biopolitica praticata dal regime fascista, per esempio nell’assegnare alla donna mansioni che deriverebbero da una sua presunta ‘natura’. La stesura dell’articolo si è avvalsa della consultazione del Fondo Pieraccini presso la BNCF.
The topic of this article is the figure of Gaetano Pieraccini (1864-1957), whose medical training took place in the late positivistic age. To the principles and guidelines of that culture he still remained faithful in the mid-twentieth century. Connected to this perseverance, his lasting passion for the phenomena of physical and psychological inheritance stands out, first studied in the thirteen generations of the Medici family, in search of biological laws and of data on the onset and transmission of pathologies. His eugenic search for measures to defend society is intertwined with this historical-anthropological interest. Despite Pieraccini’s socialist anti-fascism, never disguised, consonances can be found with some aspects of the biopolitics practiced by the Fascist regime, for example in assigning to women tasks that would derive from their alleged ‘nature’. The consultation of the Pieraccini Fund at the BNCF offered useful materials for writing this article.